L’incidente

Qui ci stiamo rimettendo l’osso sacro…

…Mi trovo nella macchina di mio padre, una vecchia Fiat Lancia, insieme a lui che siede al posto del guidatore mentre io sono nei sedili posteriori. Siamo in un microscopico paese che non conosco, circondato da una cupa e fitta foresta. Nessuno in giro, strade vuote, vecchie case diroccate. Mio padre, superata una vecchia piazza anch’essa grigia e deprimente, si ferma sotto l’entrata di un palazzo bianco, che dava un sinistro aspetto e un’atmosfera ospedaliera, vuoto, tetro, era invece una desolante banca deserta, e dopo aver parcheggiato l’automobile, con me al suo interno, a capo di una discesa molto ripida che porta nell’oscurità della foresta, mi chiude a chiave all’interno della macchina. È mattina e c’è bel tempo, un cielo turchino, appena liberato da un fitto banco di nebbia svanito alle prime luci dell’aurora, anche il vento scarseggia, e anche se a finestrini chiusi, giù, lontano, dall’oscillazione delle cime degli alberi nella foresta, intuisco la presenza di una fresca e leggera brezza mattutina, mio padre intanto mi saluta e mi rassicura dicendomi che tornerà presto da questa commissione. Mi sento felice, calmo, tranquillo, fino a quando sento delle vibrazioni sotto e intorno a me, come se la macchina si fosse improvvisamente accesa e vibrasse per via del motore, ma così non era… allora do un’occhiata al volante, ai pedali, alle ventole e mi accorgo che il freno a mano non è tirato: <<non può essere>> penso tra me e me. La macchina partendo lentamente per poi accelerare, scende giù per il pendio… verso l’ignoto… Ho paura, sono inquieto, non so dove mettere le mani, la cintura di sicurezza mi tiene, mi stringe e mi soffoca in questo momento in preda al panico cerco di sbloccarla, una, due, tre volte, alla fine riesco, così tento di passare nei sedili anteriori per cercare di controllare meglio ciò che sta succedendo, ma non ci riesco fino allo schianto contro un albero… un incidente mortale, e perdo i sensi…

 Mi risveglio in un ospedale, non so quando, non so perché, non ricordo più nulla dell’incidente, del paese, della macchina, dello schianto, nulla… non dico ora di sentirmi meglio ma comunque protetto, al sicuro, visto che accanto a me ci sono mia madre e mio padre che mi accarezzano la fronte. Mi sorridono malinconicamente. Credo di star bene, quando poi però mi volto a guardare il lettino accanto a me. Un incubo… una disgrazia… vedo il mio corpo senza testa sdraiato su quel bianco letto medico, ora ricordo limpidamente l’accaduto…

~ di darkray su 10 marzo 2010.

Una Risposta to “L’incidente”

  1. Questo è stato il mio primissimo racconto… da queste parole trasuda qualcosa di strano, osceno, nauseante, qualcosa, a parer mio, di profondamente surreale e onirico; non per nulla tali righe descrivono un mio sogno realmente accaduto durante l’infanzia.

    Da queste poche righe chi avrebbe mai immaginato che sarebbe stato solo l’inizio del mio primo libro?? 😛

    Sarei felicissimo se, dopo aver letto questo o un’altro dei miei racconti mi diciate e mi commentiate cosa ne pensate!
    ci tengo davvero tanto!

    wwwwwoooooowwwwwwwwwwwwwwwww! 😛

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